Al buio in passerella


Daniele Cassioli in passerella

Ma che bella avventura! Tutta nuova e con dinamiche tutte da conoscere al
buio! La sfilata dei miei amici dell’Istituto Europeo Design di Roma è andata benone ed è stata una figata pazzesca! 

Mi dicevo prima di iniziare: “ma se salti venti metri, che
problema può essere camminare su una passerella?”

In effetti non è stato assolutamente un problema. Sono semplicemente
servite delle prove perché tutto andasse per il meglio ed è servita la mia
capacità di fare di un luogo un mosaico di sensazioni che possano sostituire la
vista. Il backstage è divertentissimo: come prima di uno spettacolo
a teatro c’è tensione e tutti corrono all’impazzata! E’ anche un momento carico di significati perché si lavora
per far andare tutto nel migliore dei modi. Poi giornalisti, sala stampa, posti, posizioni, tempi insomma, tutte quelle cose a cui non
sono molto abituato!
Mentre mi vestivo rispondevo alle domande, capivo se avevo
indossato i capi in modo corretto e riflettevo sui miei riferimenti in
passerella. Almeno non ho perso tempo a guardarmi allo specchio!
Grazie all’organizzazione è stato possibile utilizzare dei
piccoli accorgimenti per poter andare dritto e quindi abbiamo applicato al
pavimento una striscia di tessuto ruvido per capire dove camminare. Un po’ come
i percorsi che trovate nelle stazioni o negli aeroporti: per molti sono una
decorazione, per altri fanno fare solo rumore alle ruote delle valige, in
realtà servono a chi non vede per andare nella giusta direzione.
Questo è stato il segreto, poi ho colto dei dettagli della
sala per essere ancora più disinvolto: le sorgenti sonore da cui proveniva la
musica e i getti d’aria che arrivavano dall’alto. Per molti l’aria condizionata
è sinonimo di dolore cervicale, per me, in questa occasione, è stato un ottimo
riferimento per capire quando la passerella stava per finire!
Una volta arrivato in fondo dovevo fermarmi, guardarmi in
giro, sorridere e tornare indietro.
E come fa un cieco a guardarsi in giro? I click delle
macchine fotografiche mi hanno regalato un altro riferimento utilissimo: sapevo
così dove guardare. I sorrisi sono venuti di conseguenza!
Anche chi non vede può sfilare e regalarsi belle sensazioni
come quelle che ho provato io. Tutto è possibile a patto che ci si concentri e
si impari ad amare quello che si ha.
E’ stato stupendo sentire e vivere le emozioni di chi, da
fuori, faceva il tifo per me. La famiglia del piccolo Leonardo e il mitico
Roberto Bof che, come un angelo custode, mi ha “scortato” in questa stupenda
iniziativa che mi sono goduto dal primo all’ultimo istante.

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