Longarone nell’anima


Longarone è un luogo che inevitabilmente riporta alla tragedia del Vajont. Un fatto lontanissimo da me, nato 23 anni dopo, ma che conosco grazie allo splendido spettacolo di Marco Paolini, al film di Renzo Martinelli e naturalmente al tanto che si può trovare sul web insieme alle numerose trasmissioni principalmente concentrate intorno al 9 ottobre di ogni anno, giorno dell’anniversario. Ma come sempre i luoghi vivono o rinascono grazie alle persone. Persone come Veronica, mamma di Giada (nella foto tra me e la mia amica Laura), una bambina ipovedente, che con il marito e la figlia si fecero una sfilza di ore di macchina per venirmi a conoscere alla vigilia della mia partenza per i campionati del mondo in Australia.   


Bene, Veronica ha organizzato un incontro nella scuola di Giada come solo i top manager sanno fare. 

Scaletta e orari blindati, senza sbavature o ritardi, di fronte 160 bambini capaci di emettere un calore speciale utile anche a far fronte al clima non propriamente autunnale. Un incontro, l’ennesimo, ricco di spunti e di emozioni che ti arrivano diretti nell’anima. Una nuova tappa da custodire gelosamente che mi fa risuonare nella testa la domanda di sempre: è poi tutta sta sfiga essere nato senza vedere?


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