Il tema dell’inclusione è molto presente nelle conversazioni tra le mura scolastiche. Ne sento parlare in corsi di formazione, nei progetti svolti da professionisti esterni e nelle classi tutti i giorni.
Durante un corso di formazione ero scettica quando la relatrice affermava che l’inclusione è sulla bocca di tutti ma nella pratica non è ancora presente, perché le azioni si rifanno ancora al più vecchio concetto di integrazione.
Poi mi sono dovuta ricredere perché i numerosi momenti di confronto ai quali ho partecipato mi hanno dato prova di ciò che intendeva la formatrice: parliamo di inclusione ma pianifichiamo l’integrazione.
Un elemento sul quale ho posto la mia attenzione è che i progetti di inclusione non prevedono la preposizione “con” ma il “per”.
L’inclusione “per”le persone con disabilità prevede realizzare delle attività che sensibilizzano le persone, cosiddette normodotate, a non fermarsi alle apparenza e andare oltre. L’intento di questi progetti è quello di vedere la persona e non la disabilità; di mettersi nei panni dell’altro e cercare di capire come si sente. Se riflettiamo però “L’inclusione per” è un controsenso, perché i soggetti dei progetti sono ancora “io” e “tu” non mettendo in connessione le persone coinvolte.
L’inclusione “con”prevede invece un unico soggetto che è “noi” in cui non esiste più una distinzione tra un “io” e un “tu”, ma siamo entrambi soggetti di una interazione. Questo metodo di inclusione non prevede teoria, ma si procede subito alla pratica e nel mondo dell’apprendimento è risaputo che l’esperienza diretta incide meglio sulla capacità di memorizzazione rispetto alla conoscenza astratta.
L’invito è quindi di creare situazioni di “inclusione con” senza grandi sforzi, poiché nella quotidianità delle classi scolastiche basterebbe una routine che preveda pratiche di inclusione, senza la necessità di formazione o grandi eventi.
Un esempio importante è proprio quello che fornisce Daniele, poiché lui mette tutti nelle condizioni di poter avere a che fare con la sua persona e non con la sua disabilità visiva.
Per chi volesse confrontarsi con me su progetti di “Inclusione con” sono disponibile all’indirizzo email: psicologia.a.pezzi@gmail.com.