Quelli non sono tifosi, quello non è sport.
Se un delinquente accoltella un individuo si parla di criminale.
Perché se succede a 50 metri dallo stadio si parla di ultras?
Non mischiamo lo sport e la violenza, non facciamoci intossicare una delle poche cose belle che abbiamo.
Si parla di fede, di tifo e di rivalità calcistica. Il resto fa schifo e, a mio avviso, è scorretto associarlo a una partita, a una tifoseria o a un movimento culturale.
Quanto è difficile per un calciatore fare il proprio mestiere sapendo, mentre si prepara per una partita, là fuori ci si mena, ci si accoltella.
Passa pure la voglia di fare il tifoso e perde ogni senso se a pochi passi da te qualcuno ha preso in prestito una partita per combinare casino e soprattutto per delinquere.
Io non ci sto e credo che tutti i tifosi della Roma siano d’accordo con me.
Il problema non è l’evento sportivo ma le persone che ci vanno.
Sono queste ultime che devono essere punite, non lo sport e i tifosi di calcio.
Per questo pensare di cancellare un evento o impedirne la presenza di pubblico è uno sbaglio.
Sarebbe come chiudere tutti gli aeroporti perché ci sono stati gli attentati.
Attenzione alla nostra libertà, non facciamocela portare via da una minima percentuale di delinquenti.
Come spesso accade per i danni di pochi pagano tutti e non è giusto.
Ora non ci resta che pregare per Sean Cox e appellarsi alla giustizia.
E’ la delinquenza che fa schifo, non i tifosi della Roma, il calcio o lo sport tutto.